Un componente di reddito di un’impresa può essere valutato in base a quanto previsto dal Codice Civile oppure in base a quanto previsto dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (D.P.R. 917/86).
Il documento che rappresenta la situazione economico-patrimoniale dell’impresa in base alle norme del codice civile è il BILANCIO D’ESERCIZIO, documento di sintesi di tutte le operazioni imputate in contabilità. In esso si determina il RISULTATO D’ESERCIZIO.
La valutazione delle poste in base a quanto previsto dal legislatore tributario vengono riportate nei vari modelli delle DICHIARAZIONI DEI REDDITI, nei quali si determina il REDDITO IMPONIBILE e le conseguenti imposte da pagare.
Viste le diverse finalità del legislatore fiscale e di quello civilistico può succedere che un costo/ricavo valutato in base a quanto previsto nel codice civile abbia una diversa modalità di deduzione/imponibilità rispetto a quanto previsto nel testo unico delle imposte sui redditi. La conseguenza di ciò è che, molto spesso, IL RISULTATO D’ESERCIZIO (civilistico) sia diverso dal REDDITO IMPONIBILE (fiscale).
Per queste imprese il TUIR prevede che per determinare il reddito fiscale si parta dal risultato civilistico e si apportino ad esso le variazioni in aumento od in diminuzione derivanti dalle diverse modalità valutative.
Le differenze tra reddito civile e reddito fiscale si possono classificare in: